A cura di Federica Vio
Spiritual Coach
“Ho cercato sempre di fare ciò che la mia famiglia si aspettava da me, poi finalmente è arrivata la mia occasione: un lavoro lontano da casa. Lì ho conosciuto A., moglie di un mio collega. Ci siamo sentiti attratti da subito ed è cominciata una relazione fra noi. Io ero molto impegnato in parrocchia e mi sentivo terribilmente in colpa per quello che stava succedendo e nei confronti della mia famiglia. Tuttavia non volevo perdere questa occasione di felicità”.
Questo breve spaccato di vita, ci introduce al tema di oggi: la nostra identità più profonda e l’elaborata ricerca che ciascuno, coscientemente o incoscientemente compie per comprenderla. Essa ci spinge a differenziarci da quelle che sono le aspettative dell’ambiente che ci ha cresciuto. E quando le maglie sono troppo strette, a farlo cercandoci dentro situazioni che rendono laborioso e complesso il recupero della nostra autenticità. Chi sono? Quali sono i miei desideri più autentici? Quali scelte libere, ossia non condizionate dalle ingiunzioni interiori, riesco a fare?
Nel Vangelo troviamo una donna che ha vissuto questo faticoso dramma interiore, chiaramente contestualizzato nel quadro storico dell’epoca. È stata immortalata con l’etichetta di adultera. Ricordiamo che i titoli nei Vangeli sono un’attribuzione postuma di carattere pratico e che spesso tradiscono il reale contenuto del testo. Leggiamo! Gv 8, 1ss
Ci troviamo di fronte ad una scena intensa: una donna sorpresa in flagrante adulterio e usata come strumento per incastrare Gesù. Una lettura del testo dai toni moraleggianti potrebbe centrare l’attenzione sul peccato di questa donna e sulla bontà di Gesù che non la condanna, ma la invita ad andare e a non peccare più. Questa interpretazione non fa giustizia della profondità e forza creatrice racchiusa in questo incontro.
Andiamo a vedere più da vicino.
Fin da subito, questo brano ci provoca a prendere una posizione: ci troviamo con gli scribi e i farisei che vedono questa donna come un’adultera? O con Gesù che davanti a sé, in modo pienamente umano e perciò autenticamente divino in nessun momento vede davanti a sé un’adultera, ma vede la “Donna”. Il cuore del messaggio sta in questa parola, che ha il sapore della rivelazione e dell’annuncio. Gesù nel momento probabilmente più drammatico della vita di questa persona le ricorda chi è. Glielo ricorda e al tempo stesso glielo annuncia: sei “Donna” questa è la tua identità, che non viene corrotta da nulla, né da scelte personali, né da accadimenti accidentali, né dal giudizio altrui. L’attributo Donna, lungi dall’essere qualcosa di meramente descrittivo del genere di questa persona, è un riconoscimento di grande levatura. Sei Donna, non sei prostituta, adultera o qualsiasi altro aggettivo possano attribuirti. Sei Donna ossia hai un nome che ti identifica, che ti dà dignità, che ti orienta. Non sei ciò che puoi aver fatto, ma sei ciò che essenzialmente sei. Vai!
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