Credo che tutti noi ci stiamo interrogando su quello che con costante perseveranza ci sta chiedendo il Papa, cioè di uscire.
Uscire nel senso letterale, di non stare chiusi nelle sale parrocchiali, nelle chiese, nelle sagrestie. Il fratello che ha bisogno dell’annuncio non è dentro la Chiesa, in teoria dentro siamo noi. Chi non conosce Cristo o crede di conoscerlo ci è accanto, ma è lontano.
La maggior parte delle persone che ci circondano si dichiarano cattolici, hanno ricevuto il battesimo e probabilmente gli altri sacramenti, ma non hanno conosciuto Cristo e sono privi, nella maggior parte dei casi, delle basi della dottrina cristiana. Non solo, sono anche imbottiti di falsi preconcetti e luoghi comuni.
D’altra parte, noi abbiamo sempre più paura di esprimere la nostra fede e a volta anche la nostra opinione in pubblico e non senza ragione.
Non vogliamo assomigliare né ai testimoni di Geova, né allo stile protestante. Non dobbiamo fare proseliti, ma avvicinare per attrazione.
Prima di uscire vediamo:
- Dove siamo e perché
- Dove dobbiamo andare e perché
- Cosa vogliamo portare e perché
Siamo cristiani cattolici in un Italia pagana e scristianizzata. Multi etnica e multi religiosa.
E’ diffusa l’idea che la religione cattolica sia causa di molti mali e di falsi moralismi; che l’educazione cristiana sia vecchia, inadeguata, contro il libero pensiero. Questo modo di pensare ci viene trasmesso ormai da diverse generazioni, tanto che in parte ne siamo convinti un po’ tutti.
La fede e la religione devono rimanere nel campo del personale. E’ sempre più difficile poter esprimere la propria opinione citando come riferimento il Vangelo o la figura di Cristo.
Le vite delle persone che ci circondano sono spesso dolorose, faticose, vuote e senza obbiettivi veri. Ascoltiamo per un paio di giorni le notizie dal mondo e capiamo bene come l’umanità non sia certo al suo massimo splendore, nonostante il grande successo della tecnologia.
Questa situazione è dovuta all’abbandono di Dio da parte dell’uomo. Per l’ennesima volta da quel fatidico giorno in Paradiso dove Adamo assaggiò il frutto, l’uomo vuole vivere senza Dio.
Dove dobbiamo andare noi che abbiamo avuto la fortuna di ricevere l’Annuncio: “Dio ti ama, fidati di Lui, ti ha già salvato!”? In mezzo ai lupi come agnelli. Perché se non lo portiamo noi questo annuncio, chi lo farà? Nessuno può sentirsi esonerato. Se abbiamo incontrato Gesù, se qualcuno l’ha testimoniato a noi, sentiamoci chiamati a fare altrettanto. Il mondo ha bisogno di sale e luce, come dice il Vangelo e noi siamo quel sale e quella luce per chi non l’ha ancora ricevuta.
Cosa annunciare? Come? Perché?
Quando Gesù abitava ancora la terra si ritirava spesso in disparte per stare con il Padre. Gesù ci dice che Lui ci mostra il Padre e che niente fa, se non quello che Lui gli chiede. Anche lo Spirito Santo non mostra niente di suo, ma quello che Gesù e il Padre gli dicono di fare.
Quindi, ad imitazione di Cristo, noi dobbiamo stare a lungo con Lui, coccolarci in Lui, istruirci in Lui, farci illuminare, lasciarci amare. Perché quando avremo questa confidenza è Cristo che porteremo ai fratelli e non parole, gesti, atti, idee. Gesù! Ogni nostra azione, ogni nostra parola, un sorriso, una lacrima sarà espressione della nostra vita in Lui. Non porteremo niente di nostro.
Noi falliamo nella catechesi e nella trasmissione della fede quando non abbiamo una vera relazione personale con Gesù.
Come coltivare questa relazione? Eucarestia, Parola di Dio.
Poi riusciremo ad amare come ama Lui, a perdonare, sopportare la sofferenza.
Lo scopo della vita di ognuno è conoscere la Santissima Trinità. E’ la vera vita in Cristo. Ai bambini lo spiegherei così: lo scopo della vita di ognuno di noi sulla terra è quello di tornare in Paradiso.
Vengo da Dio, torno a Dio.
Tutto il cammino della nostra vita deve tendere all’amicizia con Gesù.
Grazie a questo noi non avremo bisogno di grandi discorsi e grandi attività per convincere, attirare e aiutare i nostri fratelli ad incontrare Gesù Cristo. Dobbiamo brillare della Sua luce.