I bambini sperano nell’ammirazione di mamma e papà. Un “Bravo!” esclamato con tutto il cuore aiuta a crescere anche fisicamente più di qualsiasi vitamina o proteina. Ripeto, quando contribuiamo a farli sentire perdenti il rischio è che, anche a due, tre anni comincino a contare sull’ostilità, sulla difensiva, sull’opposizione. Sono disposti a rendere impegnativa la vita degli adulti, pur di catturarne la loro attenzione, a costo di continue , anche solo minacciate punizioni.
Le critiche non incoraggiano nessuno a cambiare, a migliorare!
Per aiutare una persona, un bambino occorre accettarlo per quello che è, in modo incondizionato, amarlo, scoprirlo in tutta la sua potenzialità, trattarlo come vorremmo che fosse già e farglielo sapere con tutto l’affetto.
Ricordiamoci che anche da piccoli si accettano consigli, richiami, incoraggiamenti solo da chi ci comprende, ci dimostra fiducia e stima.
Un discorso tutto particolare riguarda l’accettazione delle emozioni, anche quelle negative: arrabbiature, tristezze, paure, rispettare le paure evitando la tentazione di minimizzare o di ridicolizzarle. E’ invece necessario essere molto prudenti nei discorsi con i bambini, nei programmi e negli spettacoli che permettiamo loro di vedere, ben sapendo che almeno sino a sette/otto anni i bambini non sempre riescono a distinguere la realtà dalla fantasia.
Quando facciamo sentire loro che i loro sentimenti sono legittimi, stiamo loro dicendo che sono accettati senza condizioni e questo li fa sentire in pace con se stessi e disposti a migliorare.
E’ meglio che un bambino ecceda nella fiducia in se stesso piuttosto che ne sia privo.
Naturalmente non deve sentirlo come una tattica, ma il frutto di un bene senza condizioni che un papà ed una mamma sanno donare!
Messaggi positivi di fronte al riconoscimento dei limiti.
Il bambino è portato a mettere in pratica l’opinione che abbiamo di lui, anzi quella che lui crede un’opinione su di lui, per non deludere le nostre aspettative.
E’ raccomandato apprezzare lo sforzo prima ancora del risultato, perché il figlio, l’alunno possa perseverare nella fatica di perseguire dei risultati positivi.
Un bambino diventa migliore se si rende conto di essere migliorato o se glielo facciamo notare noi.
Evitiamo di riconoscere ogni piccolo o grande successo con dei regali continui per premio perché la sua sensibilità, la sua dignità meritano di più.
Quindi ben vengano attenzioni, gratificazioni ed elogi solo “opportuni”.
Educarlo non significa renderlo contento perché ci si adegua ai capricci, ma scoprire ed “educere” le meraviglie che sono nascoste. Non significa farlo sentire soddisfatto, ma capace di crescere, di fare, di essere autonomo in tanti momenti della sua giornata.
Un discorso a parte merita la capacità di sopportare delle difficoltà e l’esempio, la coerenza degli educatori (genitori, insegnanti) sono “ingredienti” insostituibili che danno certezza al bambino e lo formano.
Per essere ascoltati occorre parlare poco ed agire.
I bambini abituati al permissivismo crescono incapaci di pensare agli altri, hanno problemi a scuola, soprattutto non riescono ad avere amici perché hanno normalmente degli interlocutori adulti disposti ad assecondarli sempre e non sanno interagire con i coetanei che li escludono dai loro rapporti.
Noi adulti però dobbiamo guardare con sguardo magnanimo, generoso e fiducioso soprattutto i bambini come questi perchè sono persone che ci vengono affidate e per le quali noi siamo educatori, Guide NET, insegnanti o genitori per accompagnarle verso la vita adulta: esse meritano il nostro rispetto.
E’ un impegno che può solo aiutarci a crescere e a dare un grande significato al nostro compito di genitori e di fortunati “collaboratori “ dei genitori!