“Beato quel servo che il Signore, al suo ritorno, troverà agendo come gli era stato ordinato” (cf. Lc. 12,43)
Il Vangelo ci offre vari riferimenti in rapporto alla virtù della fedeltà. Gesù più volte sottolinea la bellezza della fedeltà dei servi a cui il padrone ha affidato un incarico e giunge pure a dire: “Chi è fedele nel poco, sarà fedele anche nel molto”. In realtà questa virtù è sottolineata fin dall’Antico Testamento e troverà nella persona di Gesù Cristo l’incarnazione della fedeltà di Dio. Il Dio d’Israele definisce se stesso nella sua manifestazione a Mosè nel roveto ardente, come un “Dio fedele”.
Così spiega questa fedeltà di Dio il Catechismo della Chiesa Cattolica: Il nome divino “Io Sono” o “Egli è” esprime la fedeltà di Dio il quale, malgrado l’infedeltà degli uomini e il castigo che il loro peccato merita, “conserva il suo favore per mille generazioni” (Es.34,7). Dio rivela di essere ricco di misericordia (Ef.2,4), arrivando a dare il suo Figlio. Gesù, donando la vita per liberarci dal peccato, rivelerà che anch’Egli porta il nome divino: “Quando avrete innalzato il Figlio dell’Uomo allora saprete che Io Sono!” (Gv.8,28).
La parola “fedeltà” è molto cara a tanti e nel linguaggio comune esprime la perseveranza nell’amore. Si può dire che essa costituisca una caratteristica dell’amore. Allora si comprende che la nostra fedeltà a Dio, la fedeltà dell’amore umano tra di noi, sono atteggiamenti che ci aiutano ad imitare in qualche modo l’amore fedele di Dio e che allo stesso tempo di permettono di esprimere la pienezza della vocazione umana, che è proprio una partecipazione dell’amore infinito e gratuito di Dio.
Il Papa Giovanni Paolo II in occasione del suo primo viaggio apostolico internazionale, che si svolse in Messico, visitò il famoso santuario della Madonna di Guadalupe. In quella occasione, di fronte ad una enorme folla di persone, pronunciò una famosa omelia sulla fedeltà di Maria che doveva essere una icona della fedeltà della Chiesa, di ogni cristiano. In tale omelia riassunse le dimensioni della fedeltà in quattro parole:
- La ricerca. Disse che la fedeltà di Maria era iniziata con la ricerca generosa della volontà di Dio nella sua vita. Fin dalla sua più giovane età aveva scrutato i segni di Dio, cercando di comprendere quello che Dio le chiedeva.
- La seconda dimensione della fedeltà era l’accettazione della volontà di Dio, l’accoglienza senza condizioni dei suoi piani, a volte misteriosi, ma sempre infinitamente saggi.
- La terza dimensione che lui volle indicare era la coerenza, cioè la capacità di affrontare e superare qualsiasi difficoltà con fortezza e seguendo quelle indicazioni che Dio ha permesso di vedere con chiarezza in certi momenti.
- Finalmente l’ultima dimensione della fedeltà che egli segnalava era la costanza. Spiegava che a volte è facile rispondere, ed essere coerente in certi momenti, ma la vera fedeltà si dimostra proprio nella costanza di una adesione generosa al Signore, tanto nei momenti facili, come nei momenti difficili. Maria “semper fidelis”, diceva, Giovanni Paolo II. E instava i fedeli ad imitarla precisamente in questa sua costanza.
La fedeltà è sostenuta quindi dalla forza dell’amore, il quale si appoggia sulle altre virtù teologali, cioè la fede e la speranza. Quando c’è armonia tra esse, allora si vede brillare la fedeltà come una virtù eccelsa, riflesso dell’amore. Con essa si forgiano le vere amicizie, con essa si fonda l’amore della coppia, l’amore sponsale, con essa si sostiene l’amore per la famiglia, l’amore di una madre, di un padre. Essa adorna le anime sante, avvezze al combattimento, che sanno con realismo che la vita cristiana non è una passeggiata senza pericoli, ma un’avventura a volte drammatica, ma che vale la pena di essere vissuta sempre, in ogni circostanza.
“Beati quei servi che il padrone, al suo ritorno, troverà ancora svegli. In verità io vi dico, si stringerà le vesti ai fianchi, li farà mettere a tavola e passerà a servirli”. Sono commoventi queste parole si Gesù! Sembrano quasi trasmetterci la gioia grande di un padre di famiglia per la fedeltà dei suoi figli; e per essi è felice di poterli accogliere e festeggiare ponendosi lui stesso a servirli.
Impariamo allora dallo stesso Gesù Cristo, servo fedele del Padre, questa virtù suprema, che è corona dell’amore autentico.
di P.Paolo Cerquitella, L.C.