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Cos’è la cosa più importante da dire sul peccato e sul perdono?

21 Gennaio 2022 in Il coach dei catechisti 0

Stiamo preparando i bambini alla prima Confessione, quello che si percepisce è che quello della riconciliazione sia un sacramento considerato di minor importanza rispetto al Battesimo e alla Comunione. Qual è la cosa più importante da dire su peccato e perdono? Cosa rispondere al “perché mi devo confessare?” che abbia un senso reale e concreto per i bambini?

Marina e Marta (Treviso)


Care Marina e Marta, comincio col dire che non ci sono sacramenti che valgono di più o di meno. Senza dubbio il battesimo è fondamentale, è la “porta dei sacramenti”, ma la Confessione non è da meno perché ci restituisce la grazia che perdiamo non più a causa del peccato originale, ma a causa del peccato personale volontario e cosciente. In questo senso la Confessione è un “secondo battesimo”.

Per quanto riguarda i contenuti, certo che possiamo e dobbiamo parlare di peccato e perdono; qualcuno non me ne voglia, ma paradossalmente parlare di peccato oggi è diventato quasi sinonimo di fede, infatti, è una parola ed un tema che si menziona a fatica anche nelle chiese. Per quanto possa aiutare, vorrei far riflettere sul fatto che la paura della parola peccato è qualcosa di noi adulti, ma non dei bambini che hanno bisogno di dare un nome a quanto anche loro, come ogni uomo sperimentano nel loro intimo. Tutti siamo tentati, tutti possiamo accettare o no la tentazione e tutti possiamo peccare.

Ricordo, inoltre che il perdono dei peccati è un articolo del simbolo della nostra fede e parte centrale della Buona Notizia del Vangelo.

Qualche anno fa, in una delle sue catechesi, papa Benedetto XVI, aveva detto che confessarsi era un po’ come fare le pulizie di casa. A volte ci sono gradi pulizie a volte basta semplicemente togliere la polvere. Da lui, come da altri, impariamo che la fede va tradotta in termini comprensibili all’interlocutore. È questo quello che dobbiamo fare con i bambini. Comunque, dire loro che il peccato è un semplice errore è riduttivo e a lungo termine crea solo confusione, poi non distinguere tra peccato mortale e veniale, non farebbe altro che causare inutili difficoltà al momento dell’esame di coscienza.

La chiave per parlare del peccato e del perdono è farlo per gradi ed in modo chiaro e completo; usiamo tutte le metafore del caso, ma per favore, non omettiamo nulla di essenziale.

Il primo messaggio che deve essere trasmesso è quello dell’amore di Dio e del suo perdono illimitato. In un secondo momento si dovrà scendere nei dettagli almeno nella grande distinzione peccato mortale e veniale e poi nell’aiutare a capire che ci sono anche peccati non si vedono perché rimangono nascosti nei nostri cuori e pensieri. Se non lo facessimo, non saremmo di vero aiuto ai bambini, ma rischieremmo di lasciare un vuoto che poi non si colmerà adeguatamente.

Il tutto deve essere fatto in un clima di serenità e di gioia, perché il perdono dei peccati è liberazione, è luce, è aria fresca, è armonia e felicità è presenza di Cristo ed è esperienza viva e concreta della sua misericordia che entra nel qui ed ora della nostra vita. Che i bambini non compiano grandi peccati, grazie a Dio è vero, ciò non toglie che la loro esperienza di dolore e sofferenza non siano gradi ed abbiano bisogno di essere guarite.

In tutto questo campo, ad ogni modo, ribadisco la gradualità, le capacità del soggetto e molta collaborazione con il parroco.

Diego Zanforlin


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