Jacopo Masiero
Digital Media Educator
In rete si sa, non tutto funziona alla perfezione. Il fatto di essere dietro ad uno schermo comporta la diffusione dei cosiddetti “leoni da tastiera”: utenti che nei social scrivono in modo aggressivo, insultando, offendendo, screditando o minacciando altri utenti. Molte volte questi utenti utilizzano nomi finti e immagini di profilo in cui non si vede il loro volto (ecco perché è importante metterci la faccia!). Non sempre, a volte capita che siano persone con nome e cognome che magari conosciamo a diventare degli “odiatori” di prima categoria. Capita, soprattutto quando non si è consapevoli che “virtuale è reale”. Altre volte può capitare di trovarsi in mezzo a discussioni nelle quali dobbiamo esprimere la nostra opinione e, senza volerlo, finiamo per offendere qualcuno. Magari presi dalla rabbia del momento. Tutto ciò vale anche per WhatsApp!
Fermiamoci un attimo e proviamo a fare una lettura corretta. Innanzitutto è vero che in rete ci sono molte persone che criticano ma è anche vero che come ogni luogo reale le critiche se analizzate e gestite in modo costruttivo possono essere occasione di confronto per apprendere anche nuove prospettive.
Un libro che tratta questa tematica è La disputa felice di Bruno Mastroianni, edito da Franco Cesati Editore. Mastroianni nel libro utilizza proprio il termine disputa in quanto “il suo significato è dibattito, discussione vivace su un particolare argomento, ma anche diverbio, alterco, e si può usare anche riferendosi allo svolgimento di una gara, di una competizione sportiva. Tutto in questa parola parla di un confronto che si deve svolgere e deve avere un elemento di competizione, quasi di lotta. L’aggiunta dell’aggettivo felice non ha alcuna accezione buonista o cortese, ma vuole richiamare l’idea di una contesa che dà soddisfazione e migliora la vita”. In sostanza Mastroianni sostiene che le discussioni migliori nascono dal disaccordo e dalle idee divergenti e questo può accadere anche in rete.
Certo, non è facile ricucire a gestire le discussioni online. Tanto più se il nostro interlocutore tende ad offenderci e ad insultarci. Cosa possiamo fare noi?
In soccorso ci torna in aiuto il Manifesto della comunicazione non ostile (ve lo ricordate?). Al punto numero quattro il Manifesto ci ricorda che “prima di parlare bisogna ascoltare. Nessuno ha sempre ragione, neanche io. Ascolto con onestà e apertura”. Magari di primo impatto quanto il nostro interlocutore ha scritto ci sembra offensivo nei nostri confronti. Proviamo a metterci nei suoi panni e proviamo a chiedergli spiegazioni… magari si è semplicemente espresso male.
Leggi l’articolo completo della rubrica “Catechisti Digitali” sul nr. 14 di Essere catechisti.