Molti sono i perché che ci rivolgiamo ogni volta che mettiamo piede in chiesa e la vediamo vuota. O quando partecipiamo alla S. Messa e le poche persone presenti hanno un età media di 60 anni.
Ai funerali dove i partecipanti non conoscono niente del rito e nessuno va alla comunione. Ai matrimoni dove durante la celebrazione due terzi degli invitati aspetta fuori, al bar… per poi lanciare coriandoli, non più riso, perché non è etico.
Cosa è successo alla nostra Chiesa? Dove sono i cattolici, cresciuti con principi cattolici e nella morale cattolica? Perché non si sente più il bisogno della comunità e della dottrina?
Sopravvive qualche comunità, qualche gruppo, qualche buon prete che ancora riesce a attrarre intorno a se un numero sufficiente di fedeli. Rari!
Perché?
Il catechismo parrocchiale è un altro degli aspetti dove il fallimento è così evidente. Perché?
Da molti anni ormai questa domanda risuona nelle canoniche, nelle congreghe, negli incontri tra laici. Le risposte? Ci sono stati veramente molti tentativi di migliorarci. Ci rinnoviamo, adattiamo, descolarizziamo, facciamo corsi di aggiornamento. Coinvolgiamo i genitori, diminuiamo gli incontri, cambiamo giorni e orari. Giochiamo, cantiamo, facciamo attività e lavoretti.
Visite guidate, testimonianze e uscite. Ma niente sembra frenare l’assenteismo crescente. Perché?
Ho perfino visto su YouTube dei cortometraggi su questi tentativi fallimentari. Noi non abbiamo una facile soluzione, ma solo alcune considerazioni nate dall’osservazione e dal Vangelo.
Abbiamo osservato che le catechiste, catechisti, preti, mamme, papà che hanno i risultati migliori nell’evangelizzazione sono quelli che vivono per primi una particolare relazione con Gesù.
Gesù è per loro il centro e criterio di ogni cosa. È un amico sempre presente, uno sposo amato, è immagine del Padre, fonte di ogni grazia.
Lo Spirito Santo è il loro consigliere, maestro, consolatore. Il Paradiso è la loro meta e l’Amore il modo per raggiungerlo.
Hanno capito il senso profondo della vita e lo mostrano senza fatica. Sono portatori di bene e pace. Si donano con gratuità. Sono profondamente felici, anche se nelle difficoltà. Spesso sono criticati, isolati e derisi.
La loro arma è la preghiera, la loro sfida la Carità. Hanno sempre parole buone e tempo per una visita.
Assolutamente normali, ma intrinsecamente diversi. Pieni di Spirito Santo. Fallibili, ma umili.
Si accostano spesso ai sacramenti, per godere più spesso della vicinanza del loro Gesù. Non criticano Papa, vescovi, preti, genitori, colleghe, ma rimangono umili al loro posto.
Hanno quel qualcosa nello sguardo che li rende belli anche se non lo sono, giovani anche se non più. Brillano, ma non di luce propria. Di un fuoco che arde senza bruciare.
Ecco! Se conoscete qualcuno così, consumate la soglia della sua casa e diventate come lui. Convertiamo noi stessi, con l’aiuto dello Spirito Santo.
Il resto verrà dato in sovrappiù.