Cari amici,
siamo in tempo di Quaresima ed è un momento particolarmente adatto per vivere le opere di Misericordia.
Di solito apprezziamo alcune e siamo un po’ restii per altre, questione di sensibilità. Forse proprio a queste ultime dovremmo pensare di più dal momento che il sacrificio è appunto al cuore della Quaresima, se vogliamo davvero accompagnare Gesù verso il Calvario.
Prendiamo per esempio ammonire i peccatori. Chi non sente molto difficile anche solo pensare chi sarebbero i peccatori? La tentazione di dire che “sono cose del passato” è forte.
Eppure fa parte della spiritualità perenne della fede cristiana declinare così la carità e sappiamo bene che la “carità non avrà mai fine”.
Il primo problema quindi è capire chi sono i peccatori. Beh, è un problema abbastanza facile da superare dal momento che ogni domenica nella Messa ci battiamo il petto e pubblicamente riconosciamo di esserlo.
Che tutti lo siamo non dovrebbere darci delle grane. Ma in realtà la cosa si complica quando io devo dire a te che stai sbagliando. Finché me lo dico da solo potrà anche andare ma la prova del nove è se mi vien detto da altri, guarda a caso da chi magari mi sta sullo stomaco.
Sappiamo che dentro di noi vive ben arroccato nel nostro cuore un piccolo fariseo che normalmente è ben nascosto ma non perde occasione di farsi vivo e lanciare le sue invettive contro gli altri ma si guarda bene da ogni confronto con sé stesso.
Gesù comunque ci dice di non ispezionare pagliuzze e fuscelli vari nella condotta altrui quando casa nostra svolazzano i lanicci di polvere.
Se vogliamo ammonire, cioè esortare, aiutare a migliorare, dare una mano a chi sbaglia e vive lontano da Dio il primo passo e chiedermi se io vivo da cristiano, se sono nel bene, se mi sto sforzando sinceramente e non vanitosamente per amare da cristiano.
Sant’Ambrogio a tale riguardo ha una frase molto chiara: “Ogni volta che si tratta del peccato di uno che è caduto, concedimi di provarne compassione e di non rimproverarlo altezzosamente, ma di gemere e piangere, così che mentre piango su un altro, io pianga su me stesso”. E sarà bene in ogni caso restar persuasi che “la miglior correzione fraterna è l’esempio di una condotta irreprensibile”.
San Francesco chiedeva ai suoi frati di predicare Cristo a volte anche a parole… quindi mani all’opera. Il nostro cammino di conversione personale è la migliore predica che faremo a chi non crede. “La tua vita potrebbe essere l’unica Bibbia che qualcuno leggerà”.
(per Padre T. Padre Luca Frontali, L.C.)