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Accompagnamento spirituale

27 Aprile 2023 in Spiritualità 0

A cura di Federica Vio
Spiritual Coach


Parlare di accompagnamento spirituale nel 2023 non è per niente facile. Gli anni che stiamo vivendo sono caratterizzati da un ormai consolidato e dilagante analfabetismo spirituale, che ha contribuito ad atrofizzare le abilità necessarie alla comprensione dell’essenza spirituale dell’esistenza. Questo è accaduto per progressiva e programmata sostituzione di valori, abitudini, stili di vita. Quello a cui assistiamo oggi è specchio fedele dell’habitat che ormai da tempo fa da cornice al nostro esistere: il consumismo. Anche i più rigorosi cultori di valori rari come l’essenzialità, la modestia, la semplicità, il non spreco e minoritari cercatori di cammini di consapevolezza e autodeterminazione, non possono non fare i conti con le nuove cattedrali e i più diffusi riti domenicali e non, che vedono migliaia di persone accorrere negli attuali luoghi di culto per ripetere le proprie pratiche religiose: ascolto prolungato della parola (dei media), parola peraltro abbondantemente spiegata attraverso immagini e curate omelie mediatiche, acquisto smodato di beni per lo più non necessari, il tutto consumato in una amena processione che termina con la consegna del prezioso sacramento bianco che decreta il compimento del rito stesso: lo scontrino.

Da queste pratiche ripetute deriva uno spaventoso impoverimento umano che porta la persona molto lontano dalla sua verità, ossia la sua natura spirituale e la sua sacralità.

L’esistenza diventa quindi futile e la persona cresce a immagine e somiglianza della chiesa che si è scelto come luogo di culto, il centro commerciale e del maestro che si è scelto come pontifex: il venditore. Nel processo in atto, dove le scelte sono apparenti perché la libertà è fortemente limitata dai condizionamenti imposti dalle mode e dalle tendenze, ogni azione perde la sua carica sacra per lasciare spazio al principio dell’uso, del prendere e scartare e quindi scade dentro il baratro dell’inconsapevolezza.

Ci si illude di avere dei gusti propri o di fare delle scelte personali, in realtà la manipolazione alla quale si è sottoposti muove la volontà a prendere il prodotto più pubblicizzato, non quello che serve o che ha delle qualità. Si esce il sabato assecondando cliché proposti dalla tendenza del momento o del gruppo di appartenenza; si mangia una cioccolata pensando al gelato che compreremo successivamente; si carezza il proprio gatto pensando che forse sarebbe meglio avere un cane per poi abbandonare entrambi perché sono un peso durante le vacanze. Non si risparmiano le persone in questa delirante escalation di uso di tutto ciò che ci circonda.

Il consumismo è un costante allenamento a non pensare, che lungi dall’essere un preambolo per la meditazione, porta esattamente in direzione opposta, ossia alla perdita di capacità di introspezione, di riflessione, di ricerca di cammini di crescita personale che, per loro essenza richiedono esercizio della libertà e amorevole accompagnamento.

È qui che trova ancora oggi senso e va riscoperta la possibilità di vivere una relazione di accompagnamento spirituale.

A volte dimentichiamo infatti che per ogni disciplina sportiva fatta a un certo livello, per dedicarsi ad apprendere a suonare un qualsiasi strumento musicale, come per ogni singola abilità che abbiamo sviluppato abbiamo avuto bisogno di un “maestro”. E i maestri più amati e efficaci non sono stati quelli che ci hanno parlato di loro stessi, che ci hanno detto come dovevano essere fatte le cose, ma che ci hanno aiutato a scoprire qualcosa di noi stessi.

Prendiamo una delle azioni più comuni che facciamo, camminare. Per imparare a camminare, comunemente, abbiamo avuto bisogno che qualcuno si mettesse al nostro fianco per tirare fuori da noi un’abilità per la quale eravamo comunque predisposti. Allo stesso modo per sviluppare la nostra dimensione spirituale abbiamo bisogno delle cure di qualcuno che possa accompagnarci nella scoperta di questa dimensione che è profondamente nostra. Ebbene sì, avere un maestro esperiente dei cammini dello spirito è oltremodo importante per sviluppare la nostra spiritualità che ci connota come persone autenticamente umane e pienamente realizzate.

Ma chi è l’accompagnatore spirituale?

Innanzi tutto facciamo una importante specificazione. Chi ha al suo attivo percorsi importanti dentro la Chiesa cattolica, sa che il termine accompagnamento spirituale e sue declinazioni, è un arrivo recente dentro questo panorama. Prima si è parlato (e ancora soprattutto in certi ambienti si parla) di direttore spirituale o padre spirituale e, non a caso, categoricamente al maschile. Potrebbe sembrare un vezzo linguistico, ma non lo è. Ci è voluta una maturazione di visione antropologica per decretare questo cambiamento, peraltro, come accennato, ancora non completamente compiuto. Cambiamento che è andato dal pensare la persona umana e il suo cammino dentro l’esistenza come qualcosa da riempire, da modellare secondo uno schema fornito da un sistema di pensiero, da dogmi, leggi o quant’altro, alla visione della persona e della sua coscienza come un sacrario da scoprire, dove trovare le risposte alle domande fondamentali della propria singolare e unica esistenza. È più nell’ottica di aiutare la persona a scoprire dentro di sé i cammini per giungere al nucleo centrale della propria esistenza, sede del divino, che oggi ci si muove, piuttosto che dirigere per cammini precostituiti, indicare, o imporre dei percorsi che solo l’altro, appunto il direttore spirituale, conosce.

L’immagine, spesso usata, della guida di montagna, pure se affascinante, rimanda alla direzione spirituale: il direttore insegna il cammino, fa vedere i sentieri più corretti, allerta sui pericoli che si possono incontrare… Il processo è molto centrato sulla figura del direttore spirituale, alla quale la persona si affida filialmente incorrendo nell’alto rischio della dipendenza che ora non approfondiremo.


Continua a leggere l’articolo sul numero 24 di Essere Catechisti

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Apparently we had reached a great height in the atmosphere, for the sky was a dead black, and the stars had