a cura di Sara Matascioli
Quar…esima o quarantena?
Il tempo di quaresima dentro una quarantena, o la quarantena all’interno di una quaresima. Il confine è così labile che l’una si può incontrare, scontrare o fondere nell’altra, e viceversa. La particolare sovrapposizione di questi due tempi è un fatto, e il tenerne conto può fare la differenza. Scegliere di vivere ogni cosa innestati sul binario parallelo alla realtà storica, che è la vita cristiana, sostrato e sostanza della vita meramente biologica, è questa la differenza.
In effetti, cosa distingue i primi dai secondi “quaranta giorni”? Entrambi rappresentano un periodo di privazione, di digiuno, di deserto se vogliamo. Ciò che fa la differenza è che il cammino nel deserto quaresimale non è un digiuno fine a se stesso, ma nella fatica intravede la Pasqua che lo attende.
Il cristiano è colui che crede che l’esistenza terrena sia un cammino dalla morte alla vita, e mai il contrario!, anche quando tutto intorno a lui sembra inveire – e con cognizione di causa – contro questa certezza. Questo è il motore del nostro credo. Questa è la matrice del nostro catechismo, prima ancora dei suoi contenuti in senso ampio. Questa quaresima è speciale, si, perché ci dischiude tutto questo.
All’interno della nostra missione di essere catechisti oggi, nel terzo millennio, c’è un oggi storico nuovo e ancor più forte, che deve essere ascoltato e servito.
Continuare il catechismo. Come?
Posto che a fondamento del catechismo c’è la vita cristiana, e che questa non si interrompe mai, è lecito chiedersi come continuare a fare catechismo oggi.
Siamo impossibilitati a riunirci nelle nostre belle stanze colorate; non possiamo incontrare gli sguardi dei nostri bambini, ascoltarli, abbracciarli, comunicare loro la vita cristiana con l’esempio oltre che con le parole. Certo, possiamo adoperarci nei modi più creativi possibili per raggiungerli nonostante le distanze, che questo equivalga al pregare quotidianamente per loro, o anche al servirsi sapientemente della tecnologia. Ma l’idea di vederli dietro ad uno schermo può non bastarci.
Una svolta possibile: farsi, non fare, catechesi.
Questo è un tempo in cui, più che mai, il catechismo lo si fa a forza di gesti e non di parole.
Siamo innanzitutto catechisti nelle nostre famiglie! Mostriamo ai nostri mariti, alle nostre mogli e ai nostri figli qual è, Chi è, il motore della nostra vita, e il catechismo non sarà mai stato interrotto.
Oggi il catechismo lo si fa a casa, con mamma e papà, con fratelli e sorelle se ce sono. Non siamo abituati a questo. Ma chi può dire che non sia un modo altrettanto fecondo rispetto a quello che abbiamo conosciuto fino ad ora?
Permettiamo al Signore di intervenire e di stupirci facendo un’opera nuova con noi e in noi.
Sono le nostre abitazioni il tabernacolo di questa quaresima 2020.
Mostriamo ai nostri piccoli che la mamma è Gesù che mi ama, che papà è Dio Padre che mi fa da scudo, che il fratellino piccolino è Gesù che mi chiede di essere amato. Ancora, che il sacramento della confessione ha radice nell’esperienza del perdono, che l’Eucarestia non è altro che Cristo incarnato in una materia povera che, oggi più che mai, siamo noi.
I bambini sono maestri nell’Amore. Non dimentichiamolo. Impariamo da loro quella fiducia spassionata verso il genitore che lo accudisce e protegge, e allo stesso modo abbandoniamoci, docilmente, nelle mani di Dio perché possa scrivere Lui le catechesi da fare in questo tempo di catechismo stra-ordinario. Viviamo questo tempo nella certezza che le più belle catechesi scritte dalla mano del Signore siano le nostre vite in Lui. Così facendo, quando tutto sarà tornato alla normalità, avremo da regalare ai nostri bambini molto più di quanto avremmo mai potuto dargli: dei catechisti ancor più a somiglianza di quel Cristo che desideriamo presentare loro.