“Lasciate che i pargoli vengano a me, perché di essi è il regno dei Cieli” (Matteo 19,13-15).
“Lasciate che i bambini vengano a me, non glielo impedite perché a chi è come loro appartiene il Regno di Dio” (Luca 18,15-17).
Nel Vangelo di San Matteo e di San Luca sono chiare le parole di Gesù che predilige i piccoli in un epoca e in un luogo in cui nella società essi non godevano di grande considerazione, attenzione e privilegi.
Per noi adulti è di grande responsabilità raccogliere questo insegnamento di Gesù, ma è anche motivo di grande incoraggiamento e di stimolo a riflettere.
Oggi si parla tanto di bambini: i genitori disorientati e insicuri, gli educatori professionali con gli input e le teorie più contraddittorie e pericolose, il mondo degli affari, della produzione, del commercio perchè con i bambini, per i quali tutti sono disposti a spendere, il business è assicurato.
Per loro il mondo non è facile: fortunatamente, nel tempo è rimasto luminoso il faro dell’Amore di Gesù ed è indispensabile farglielo sapere, renderli partecipi di questa realtà.
I bambini: un dono da accogliere, custodire e far crescere
Intanto occorre essere ben convinti che i bambini sono creature, dono di Dio all’uomo e alla donna che si amano, creature che crescendo garantiranno la continuità della vita sulla terra e che avranno la concreta possibilità di testimoniare l’amore di Dio in tutto il mondo.
Il “dono” dal momento della nascita dovrà essere preso in consegna per aiutarlo a crescere, amandolo ed educandolo. Amandolo nel suo significato più vero che vuol dire promuovendo il suo Bene ed educandolo cioè coltivando i suoi talenti e affrontando le sue debolezze.
Ci si potrebbe chiedere quale sia il momento migliore per iniziare a parlare di Gesù ai bambini.
Non è mai troppo presto, così come non è mai troppo presto iniziare il lavoro educativo nei confronti del neonato, così come non è mai troppo presto per papà e mamma dichiarargli il loro bene, anche se non sembra ancora capire e non è in grado di rispondere con le parole.
Sono i gesti della vita cristiana, nella quotidianità che possono rendere Gesù partecipe della vita di famiglia: i genitori che pregano il mattino e la sera e ringraziano il Signore a tavola, i genitori che portano i bambini in Chiesa spiegando successivamente in modo sempre più chiaro e specifico dove si trovano e perché.
L’esperienza di un Gesù amico
Non è vero che i bambini non ascoltano.
Di fronte allo stupore degli adulti per il mistero di Gesù nel tabernacolo, che ci vede, che ci sorride, che è felice della nostra presenza, che sa il nostro nome, i bambini restano affascinati e ripetono le stesse domande e attendono le stesse risposte che danno la certezza che Gesù è Dio e contemporaneamente è Persona come noi ed è un Amico.
Per i bambini la prima testimonianza di vita cristiana in famiglia resta una conoscenza, una esperienza che nel corso della vita, anche in situazioni difficili, aiuterà a riscoprire la fede e l’amore di Dio per ciascuno di loro.
Gesù arriva ai bambini attraverso le persone, i fatti, le cose, anche le più semplici come l’abitudine a mandare un bacio di saluto ad un’immagine sacra in casa ogni volta che si esce o si rientra: un gesto consueto che i bambini impareranno con l’esempio, a ripetere con gioia.
I bambini capiscono le “cose grandi” perchè hanno il cuore semplice
Di Gesù e del Suo Amore bisogna parlare soprattutto quando sono piccoli perché i bambini hanno il cuore semplice e sensibile per capire le “cose grandi”. L’amore umano degli adulti, che sono loro vicini, li rassicura e li predispone all’Amore Divino.
Dopo la famiglia, anche altre realtà come il corso di catechismo frequentato in Parrocchia, la conoscenza e l’esperienza della metodologia NET che aiuta, anche attraverso il catechismo, a conoscere e ad amare Gesù.
Il suo Amore si esprime con il dono della vita di ogni giorno, con la bellezza del creato, con l’affetto di chi sta loro vicino, con la possibilità di pregare anche per chi è lontano, per chi non si conosce o non è più su questa terra.
Sotto lo sguardo amorevole di Gesù, gli adulti devono dare testimonianza di quello che vorrebbero vedere nei bambini.
Si sta avvicinando il Santo Natale, la festa che anche in questa società così materialista e dimentica di Dio, affascina tanto i bambini.
E’ compito dei genitori, degli educatori, dei catechisti aiutarli a vivere il Mistero della nascita di Gesù, e farli sentire protagonisti nel Presepe con gli Angeli che cantano e i Pastori che vanno a trovare Gesù con le pecorelle.
I bambini hanno grande sensibilità verso il trascendente: sono molto fortunati quelli che sono aiutati a sperimentare sin da piccoli l’Amore reale di Gesù per loro.
Questo è l’augurio che con grande entusiasmo e fiducia dobbiamo fare ad ogni bambino!
Articolo tratto dal nr. di novembre-dicembre 2016 della rivista Maria Ausiliatrice.