Avete mai letto i libri di Gary Chapman? Si tratta di un autore americano, pastore protestante e consulente di coppia, che ha fatto la sua fortuna (e la fortuna di tante coppie che hanno visto il loro matrimonio rifiorire grazie ai suoi consigli!) sviluppando la teoria dei cinque linguaggi dell’amore.
Cosa significa? Secondo la sua teoria ognuno di noi comunica e riceve amore in modo privilegiato secondo una di queste cinque modalità: parole di incoraggiamento, contatto fisico, tempo di qualità, regali, gesti di servizio.
Ciascuna di queste costituisce una sorta di “madrelingua dell’amore”, una modalità specifica di ricevere attenzioni e amore che ciascuno di noi immediatamente comprende ed apprezza. La sfida che ci offre Gary Chapman, quindi, è quella di scoprire qual è il linguaggio d’amore dei nostri cari e di imparare a comunicare loro amore attraverso questo canale preferenziale, per essere certi che si sentano amati!
Dopo aver esplorato in lungo e in largo le applicazioni di questa teoria sulla relazione di coppia, donando veramente a tanti sposi la possibilità di scoprire in modo semplice come “sintonizzarsi” l’un l’altro, Chapman ha espanso la sua teoria, sviluppando tutta una serie di titoli che spaziano dai “cinque linguaggi dell’amore di Dio” ai “cinque linguaggi per gli adolescenti”…
Uno di questi è “I cinque linguaggi dell’amore dei bambini“, libro che ho personalmente molto apprezzato, perché mi ha aiutato a riflettere sull’unicità di ognuno dei miei figli e sullo sforzo che sono chiamata a fare per comprenderli e tenere in considerazione i loro bisogni emotivi.
Certo che, come dice lo stesso Chapman in questo libro, determinare il linguaggio dell’amore di un bambino richiede un bel po’ di immaginazione! Perché i bambini ancora non sanno verbalizzare l’amore e quindi non possiamo sederci a tavolino con loro e parlare di quale modalità preferiscono!
Quindi l’autore suggerisce alcuni modi che un genitore attento può utilizzare per scoprire il canale d’amore preferenziale del proprio figlio. Uno di questi è chiedergli di fare un disegno, che rappresenti una mamma e un papà che amano il proprio bambino. Secondo l’autore il bambino esprimerà, attraverso il disegno, una modalità concreta di comunicazione dell’amore che lui sente come propria.
Beh, io c’ho provato, con il mio seienne. Ho chiesto se aveva voglia di fare un disegno per me e gli ho dato, precisa precisa, questa consegna.
Il risultato mi ha totalmente spiazzata. E commossa. Perché non ho nessun indizio in più sul linguaggio d’amore preferito di mio figlio, ma ho ricevuto una lezione molto, molto più importante.
Mio figlio ha disegnato la mamma e il papà che si tengono per mano.
Che meraviglia! A fatica ho trattenuto la commozione.
Il mio distratto, individualista e autocentrato seienne, se pensa all’amore che riceve da mamma e papà, lo esprime disegnando mamma e papà che si amano.
Ho ricordato le tante cose che ci siamo sempre detti io e mio marito, fin da fidanzati: io e te veniamo prima di ogni altra cosa… il nostro “noi” non dovrà mai passare in secondo piano…
Certo, con l’arrivo dei figli non è semplice mantenere un equilibrio, ma oggi ho imparato quanto questo sia fondamentale non solo per la nostra coppia, ma anche per una crescita sana ed armoniosa dei nostri bambini.
Che sperimentano sulla loro pelle di essere nati da un amore più grande di loro. Un amore che ha senso, che sussiste, che non viene meno. Un amore a cui possono guardare, che insegna loro qualcosa, che – soprattutto – dà loro identità.
Perché, nello scoprire chi siamo, è fondamentale capire da dove – e da chi – veniamo. Abbiamo bisogno di sapere che non siamo nati per caso, ma siamo frutto di un amore che è più grande di noi. E allora, amare il proprio coniuge diventa un atto di vera testimonianza cristiana, per i nostri figli: diventiamo per loro segno ed immagine di un Amore Creatore che ci supera e ci contiene, ci abbraccia e dà senso al nostro esistere.
