La vacanza estiva è terminata, inizia il nuovo anno scolastico e nelle famiglie si riprende la routine quotidiana. Dopo settimane e mesi di organizzazione delle vacanze con i periodi trascorsi tutti insieme, quelli trascorsi o con mamma o con papà, dopo le settimane con i nonni o con le istituzioni preposte a sostituire i genitori durante la lunghissima sospensione dell’attività scolastica, si ritorna alla normalità. Non ho mai capito e me lo chiedevo già da bambina, perché specialmente da noi in Italia, i tempi di sospensione del lavoro di chi svolge le attività più varie, debbano essere così diversi da quelli di chi lavora nella scuola, con tutti i conseguenti disagi per i figli e le famiglie.
Anche quest’anno comunque il periodo di vacanza è trascorso, le famiglie tornano ad essere unite nella quotidianità faticosa, ma affettivamente rassicurante.
Non tutti i bambini però possono godere di questa realtà perché col trascorrere degli anni si sta facendo sempre più numerosa la schiera di coloro che, anche durante l’anno scolastico, vivono con turni alterni la vicinanza di mamma e papà e la presenza dell’uno e dell’altro in abitazioni diverse e magari con nuove figure.
Voglio pensare che chi si carica di una responsabilità così grande, in nome di un diritto di libertà, di una infelicità coniugale non superabile, di un bisogno di spazi e realizzazione personale, non si renda conto di quale egoismo è prigioniero perché per un bene di adulto, sacrifica un soggetto (il figlio) che per molti anni non avrà la possibilità di far valere da solo i diritti di cui anche egli è legittimo titolare ed ora deve subire le scelte.
I bambini hanno bisogno di mamma e papà insieme, delle loro tenerezze reciproche, del loro perdonarsi, hanno bisogno della loro fiducia e stima reciproca, hanno bisogno di crescere sicuri del loro affetto che non è fatto di doni continui, ma di tempo dedicato e di altruismo, di generosità tra adulti.
Lo dimostrano, anche se in modo assolutamente diverso, sia la storia dell’uomo che la psicanalisi.
La complementarietà dei due ruoli genitoriali, dalla Genesi in poi, non ha necessità di tesi dimostrative a sostegno. Niente di meglio della figura accogliente di una madre e di quella autorevole di un padre, insieme.
Nella società di oggi i ruoli sono andati modificandosi e anche avvicinandosi per cui da una parte e dall’altra convivono esigenza, comprensione, regole, sicurezza, gesti affettivi e compiti pratici. Oggi anche gli uomini si occupano materialmente dei figli appena nati, preparano la cena, li accompagnano a scuola o dal dottore e le donne, con un carico maggiore di lavoro all’esterno della famiglia rispetto al passato, non dispongono di un tempo più lungo per occuparsi della gestione della casa, dando invece un contributo diverso. E’ perciò indispensabile un grande spirito di collaborazione tra i due coniugi per equilibrare la fatica e per non rinunciare alla propria identità di figura paterna e materna. Occorre un dialogo continuo, un dividersi i compiti, un sostenersi a vicenda senza perdere mai di vista il bene dell’altro.
A entrambi i genitori è chiesto di influire sulla formazione morale dei figli mantenendo le promesse fatte, facendo rispettare le regole condivise, spiegate e motivate. Al di là del tempo a disposizione, da ciascuno dei due genitori i figli si aspettano coerenza tra quello che dicono e quello che fanno, si aspettano l’esempio che sino ad una certa età costituisce l’elemento educativamente più influente.
Può sembrare allora anacronistico parlare di differenze e affermare una complementarietà se i ruoli si avvicinano così tanto da sovrapporsi spesso. Ma nessun papà sarà mai capace di sostituire la dolcezza di uno sguardo o di un sorriso materno, né una mamma saprà incoraggiare un figlio ad avventurarsi verso il mondo esterno, come lo sa fare un padre.
Nell’educare i figli c’è spazio per incidere in modo personale anche nel mondo attuale ed è estremamente importante.
Quello che non dovrebbe venir meno è il volerlo fare insieme!