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Il perdono è un atto di grazia

10 Aprile 2014 in Le catechesi di Padre T. 0

ahugfromjesus4La Quaresima é un tempo di purificazione. Attraverso il sacrificio entriamo nel mistero di Dio e della sua misericordia. Entriamo in comunione con la profonditá del suo perdono, in vista della grazia della nostra redenzione. Quello che l’anima sperimenta, quando il sacrificio é sincero e lo spirito di comunione con Dio si fa piú autentico attraverso la preghiera, é la grandezza e il senso ultimo del perdono.

Il sacrificio produce redenzione, l’offerta crea comunione, la preghiera invoca la grazia. Il perdono non é un atto umano. Noi possiamo perdonare ma spesso sperimentiamo l’incapacitá di dimenticare. Le ferite che ci sono state inferte spesso continuano a sanguinare, rimangono aperte. Prima di seminare, per potere raccogliere un giorno i frutti della grazia, bisogna lavorare la buona terra di un cuore ferito.

Dobbiamo rimuovere i sassi del peccato e del vizio capitale, dobbiamo tirar fuori i rovi, le spine che sono tanto piú profonde quanto piú sono radicate le ferite inferte nell’anima da parenti e amici, persone sconosciute e, qualche volta, anche da uomini di Dio che si rivelano tragicamente piú uomini che di Dio.

Il dolore scava nel profondo dell’anima un solco che deve essere riempito dalla grazia per essere sanato. E puó essere sanato solo quando la ferita si chiude, quando si rimargina, lasciando in vista la cicatrice. Se Cristo Risorto, nel suo corpo glorioso manifesta i segni della sua Passione, allora nel segno della sofferenza che si é fatta offerta e sacrificio di comunione, é inscritto un contenuto profondo. É la firma di un atto di grazia. La ferita rimarginata non é una vergogna per Cristo, é un segno di gloria. É il resoconto di una storia d’amore che si é fatta redenzione. La ferita si rimargina con il perdono e la cicatrice é un segno di gloria. Avendo dato gloria a Dio aprendoci alla grazia, la grazia ha potuto realizzare nella nostra anima il miracolo del perdono, rimarginando la ferita.

Ecco che si manifesta il perdono. Un cuore contrito chiede a Dio di trasformare la propria sofferenza in redenzione e il dolore in grazia. Per-“dono” il Signore risponde. Dalle piú intime profonditá del nostro cuore esalta il desiderio di sanare la ferita, accogliendo il sacrificio che si é fatto preghiera e trasformando rancore e risentimento in un silenzio profondo che infonde pace nel cuore.

É il silenzio della Pasqua, la gloria della Risurrezione. La pace del cuore che ha sperimentato per grazia di Dio il perdono sincero é un’esperienza di eternitá, é uno sguardo rubato al Cielo che ci attende.

Giá e non ancora.

Padre T.

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