A cura di don Andrea Lonardo
Direttore Ufficio pastorale universitaria, già Direttore Ufficio catechistico Diocesi di Roma
La catechesi ha riscoperto negli ultimi anni che ogni età ha bisogno del Vangelo e ha il diritto di essere nutrita del pane che solo sfama. Illumina questo aspetto la fortissima insistenza di papa Francesco su di una catechesi che sia “popolare” e che si rivolga a tutto il popolo.
La catechesi degli adulti deve orientarsi su due direzioni. Da un lato sostenere il cammino di fede, mostrando come solo il Vangelo renda la vita umana comprensibile e accettabile fino in fondo. D’altro lato deve sostenere le scelte di vita che i laici compiono, a motivo della loro peculiare missione nel mondo.
Evangelii Gaudium, con il suo annunzio che la dimensione sociale appartiene intrinsecamente al Vangelo, che senza di esso non è pienamente annunziato (cfr. EG 176-177), provoca la catechesi che spesso ha invece dimenticato di annunciare quale nuova visione sociale – dal matrimonio al lavoro, dalla giustizia alla politica, dal servizio ai poveri all’educazione delle nuove generazioni, dall’ecologia alla libertà religiosa, dalla ricerca intellettuale al dialogo fra le religioni – derivi dalla fede cristiana. La catechesi non può non essere una luce che desidera aiutare l’uomo ad orientarsi nel suo impegno nella società e nel suo cammino verso la vita eterna. Una catechesi disincarnata non gioverebbe a formare un laicato cristiano che possa impegnarsi per una società più umana e giusta.
D’altro canto, come si è detto, essere adulti vuol dire anche essere impegnati a trasmettere la fede non solo ad altri adulti, ma anche alle nuove generazioni che sono state chiamate alla vita. La catechesi ha bisogno di riscoprire l’annunzio che far nascere bambini è un bene: i paesi benestanti debbono guardare al coraggio dei paesi più poveri che sono, però, più felici, perché più ricchi nell’accoglienza della vita che nasce.
L’educazione dei bambini implica a sua volta il coraggio di accompagnare i genitori che hanno battezzato i figli fin dai primi anni dopo il Battesimo. Un bambino battezzato non può attendere la catechesi cosiddetta “della prima Comunione” per conoscere il Signore: l’Iniziazione cristiana, infatti, inizia con il Battesimo e qualsiasi azione catechetica che iniziasse all’età di 7 o 8 anni sarebbe gravemente in ritardo perché avrebbe abbandonato, senza aiutarli, i bambini che invece portano nel cuore di Dio.
Ma tutto questo non deve far dimenticare che solo un’attenzione rivolta direttamente ai giovani permetterà una prosecuzione del cammino di catechesi in età adolescenziale e giovanile. Se nei primi anni di vita la testimonianza dei genitori è quella decisiva, con la preadolescenza e l’adolescenza i ragazzi tendono a distaccarsi dai modelli familiari e cercano in giovani più grandi una conferma della verità del cammino fin lì compiuto.
Il distacco che si compie spesso nella frequentazione della Chiesa in età adolescenziale non dipende tanto dalla qualità di ciò che è stato proposto negli anni della fanciullezza – per quanto tutto questo sia ovviamente importantissimo -, quanto piuttosto dall’esistenza o meno di una specifica proposta per l’età giovanile. I giovani chiedono un distacco dalle modalità vissute da bambini: i ragazzi desiderano dal profondo del cuore di separarsi simbolicamente dall’età precedente. Desiderano invece ancorarsi alle età immediatamente successive, a giovani più grandi di loro.
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