Se non insegneremo ai nostri figli a credere in Cristo, il mondo insegnerà loro a non farlo.
È con questa consapevolezza che inizio (felicemente!) la mia collaborazione con questo blog.
Ed è davvero questa consapevolezza che anima il mio essere mamma. Mamma per vocazione: una vocazione a cui sento di essere chiamata da Dio che ha donato, a me e al mio sposo, la grande gioia e la grande responsabilità di essere genitori.
Sì, il nostro contributo come genitori cattolici, nell’educazione cristiana dei figli, è indispensabile, ne sono davvero profondamente convinta.
Sarà perché già all’esame dei fidanzati (quell’insieme di domande “trabocchetto” che fa il parroco ai due futuri sposi) alla domanda sull’educazione religiosa dei figli avevo risposto con un drammatico “è la mia più grande preoccupazione!”.
Sarà perché sono forse un po’ nostalgica di un contesto sociale in cui il vissuto cristiano permei ogni settore della vita personale e comunitaria. Sarà perché i miei figli sono inseriti in scuole pubbliche e il maggiore, alla tenera età di sei anni, si trova a “correggere” le visioni laiciste della maestra (“Mamma, secondo me la maestra deve studiare un po’ più di religione…!”)
Sarà perché lo dice anche il Catechismo (“Dalla grazia del sacramento del Matrimonio, i genitori hanno ricevuto la responsabilità e il privilegio di evangelizzare i propri figli.” – CCC 2225).
Sarà quel che sarà, ma sono davvero convinta che la famiglia, oggi, sia il luogo per eccellenza nel quale la fede si può conservare e tramandare, un po’ come furono le catacombe nell’antichità cristiana o le abbazie benedettine nel Medioevo.
Mi piace pensare che comunicare la fede ai figli sia un modo per dare il mio contributo alla formazione di una società migliore. Formare piccoli cristiani, educandoli alle virtù e insegnando loro l’amore, il perdono, il rispetto, è una risposta alla vocazione missionaria che è propria del Sacramento del Matrimonio, ed è un dovere che sento di avere nei confronti del mondo intero.
E poi, che volete che vi dica, a me piace evangelizzare i miei figli. Parlare loro di Gesù, pregare insieme, far loro conoscere nuovi personaggi biblici o raccontare vite di santi: è un’esperienza unica!
E la cosa che mi stupisce sempre, è che in questo meraviglioso processo di comunicazione della fede, la prima a ricevere doni spirituali sono proprio io. Innanzitutto perché mi rendo conto di quanto la fede sia semplice e alla portata dei più piccoli. Quante volte noi adulti ci complichiamo la vita, e sappiamo complicare anche la fede! Parlare ai miei figli di Dio mi aiuta davvero a realizzare che “Dio ha rivelato queste cose ai piccoli”.
Inoltre, parlando a loro di Dio permetto a Dio di parlare… a me! Non posso certo sperare che le mie parole aprano i loro teneri cuori allo Spirito Santo, senza che il mio cuore venga toccato dalla Sua presenza e dal Suo amore.
Questo scorso Avvento, parlando con il sacerdote durante la confessione, mi sono trovata a dire che ero molto soddisfatta di come mi stavo preparando al Natale, una volta tanto! Di solito mi faccio cogliere dall’ansia dei preparativi e i giorni mi sfuggono via. Invece quest’anno ho gustato e vissuto davvero bene questo tempo di preparazione!
“Come mai?” mi chiede il sacerdote.
“Perché – rispondo io – ogni sera leggo un brano della Bibbia ai miei bambini, per prepararli al Natale”.
“È davvero furbo questo Gesù!” commenta lui.
Ed è furbo davvero: attraverso i miei figli mi raggiunge, mi tocca il cuore, mi cambia, mi fa crescere.
Ancora una volta si ripete, per me, una lezione di vita che ho imparato ai tempi in cui facevo servizio in parrocchia come animatrice: la fede cresce solo quando viene comunicata.
E quale servizio è più grande del comunicare la fede ai nostri figli?